Cosa devono sapere i genitori di una figlia/o con un Disturbo dell’Alimentazione
Se cogliete dei segni di disagio durante i pasti, legati all’assunzione del cibo o alle modalità conviviali, non aspettate a rivolgervi a un professionista perché è già il segno di una grande sofferenza. È un problema che coinvolge tutta la famiglia perciò chi prima si rende conto della sua esistenza, prima ha il dovere di rivolgersi a qualcuno. Il tempo della cura è fondamentale: meno il sintomo è strutturato più è veloce il trattamento.
La vostra presenza è indispensabile: spesso i ragazzi sono completamente identificati al sintomo e non hanno alcuna domanda di cura, spetta dunque a chi gli sta vicino il farsi portavoce di questo malessere. Il sintomo scarica l’angoscia che si accumula su chi sta vicino al portatore del sintomo (genitori, amici, insegnanti) che deve avere la forza di rompere il muro che si crea col disturbo alimentare.
I vostri figli hanno bisogno di voi, non cadete nella trappola di credere che il rifiuto che esprimono nei vostri confronti sia un odio reale, è solo funzionale ad una separazione che fatica ad attuarsi e che si esplica in modo paradossale tenendovi legati con la preoccupazione.
Non è un disturbo del cibo e del corpo ma si esprime col cibo e col corpo per cui è indispensabile affrontarlo con un approccio integrato che preveda l’intervento sinergico tra aspetto psicologico e monitoraggio medico-nutrizionale: rivolgersi a professionisti competenti aiuta a capire la logica su cui il sintomo si sostiene e ad accompagnare la cura di vostra/o figlia/o.